
Territorio (15)
Il territorio del Comune di Posta. Attrattive, cose da vedere e da fare, natura, paesaggi, monumenti e sport.
Categorie figlie

Ristorante, tavola calda BENNY'S BAR
Posta, Via Salaria km 113
Tel.0746.95.11.34


Ristorante Pizzeria CENTOUNDICI
Posta, Via Salaria km.111
Tel.0746.95.11.80



Ristorante IL FALASCONE
Villa Camponeschi di Posta
Tel. +39 0746.81.46.02

Pizzeria – trattoria IL GROTTINO
Posta, via Roma n.19
Tel.0746.95.13.51

Ristorante IL PILOTA
Posta, via Salaria
Tel.0746.95.92.20


Agriturismo LA FUNGAIA
Bacugno di Posta
Tel.0746.95.91.95


Osteria LO STINCO
Steccato di Posta
Tel.0746.95.90.78

Ristorante Vacunea
Bacugno di Posta
Tel.0746.95.90.73

Associazione culturale Pro – Loco di Posta

Polisportiva Comune di Posta

Associazione onlus Sant’Antonio Abate

Associazione culturale Toro Ossequiso

Associazione Il Castagno Di Favischio

Associazione Amici di Villa Camponeschi

Associazione Laculo Insieme

Associazione culturale Posta Ti Amo

Associazione Uniti per Sigillo
Il Comune di Posta è fortemente legato alla sua natura di territorio montano che, fino all’epoca moderna, è sempre vissuto dei frutti della propria terra, isolato e lontano da facili vie di accesso alle più vicine città. Pastorizia e agricoltura sono sempre state le attività economiche principali.
Da questo modo di vivere prendono vita le usanze e le tradizioni che ancora oggi si tramandano fino a noi con sempre viva partecipazione.
Dal mondo pastorale arriva ad esempio il canto a braccio, o canto in ottava rima, ovvero l’arte propria dei pastori di “sfidarsi” a colpi di rime estemporanee cantate seguendo la ferrea regola dell’ottava rima in versi endecasillabi.
Nascono così ancora oggi nelle piazze e durante le feste, singolari siparietti tra cantori che si confrontano e si prendono in giro sfoggiando quest’arte secolare.
L’organetto è lo strumento principe della tradizione locale, suonato da anziani e ragazzi, ed è immancabili in qualsiasi festa che si rispetti, a volte affiancato dall’antichissima ciaramella che ormai in pochi sanno suonare.
Dove c’è l’organetto di certo si balla la travolgente saltarella, il ballo tipico di questo territorio, caratterizzato da un ritmo frenetico e incalzante che scandisce rapidissimi movimenti di gambe, salti e da figure di ballo che raccontano storie di corteggiamento.
L’organetto accompagna anche i pasquarellari che con la pasquarella portano musica e allegria ad ogni casa i nei giorni tra Capodanno e l’Epifania, in cambio solo di un po' di ospitalità e un bicchiere di vino!
Tra i giochi che sono arrivati fino ai giorni nostri c’è la Ruzzica, gioco in cui i partecipanti si sfidano lanciando una forma di formaggio che rotola a terra. Vinche chi arriva per primo alla fine del percorso.
Ancora oggi c’è chi in occasione di un matrimonio riceve da parte di amici goliardici la ‘ncamata. Uno scherzo antichissimo e poco documentato con cui la sera prima del matrimonio veniva tracciata una strada di “cama” (la parte più fina della paglia) tra la casa della sposa/sposo e un vecchio fidanzato/a.
Spesso poi le feste di paese sono concluse con il ballo della pupazza o pantasima, un fantoccio di cartapesta guidato da una persona all’interno, che ballando “brucia” tra giochi i pirotecnici che l’avvolgono.
Ognuna di queste tradizioni affonda le proprie radici nelle usanze e superstizioni di un tempo ormai lontano ma che ha lasciato memorie indelebili.
Ogni paese del Comune di Posta ha poi il un santo protettore a cui dedica festeggiamenti e cerimonie con la propria particolarità e suggestione. In particolare si deve menzionare la Festa di Sant’Antonio Abate con la sfilata degli animali che trainano enormi “stanghe” di legno, che si svolge a gennaio a Posta, e la Madonna delle Nevi, che si festeggia a Bacugno ad agosto, durante la quale un "toro ossequioso” si inginocchia davanti la statua della Madonna. Due feste immancabili ed uniche.
Il Comune di Posta è immerso in una zona montuosa dove la natura offre bellissimi spettacoli e tante occasioni per viverle.
La montagna è il simbolo di questi territori per secoli vissuti in simbiosi con essa. Dal pascolo del bestiame all’agricoltura, un tempo ogni metro di terreno, anche il più impervio, era utilizzato da contadini e pastori. Ancora oggi sulle pendici sono visibili e si utilizzano mulattiere e sentieri creati dal continuo muoversi dei greggi al pascolo.
Oggi le vette delle montagne sono meta di escursionismo e trekking grazie ai numerosi sentieri segnalati e curati dal CAI. Da questi monti come ad esempio Monte Cambio o Monte Elefante, si gode di scenari meravigliosi.
Altrettanto si può dire per le suggestive gole scavate dai torrenti che solcano le montagne, come ad esempio Valle Scura o le Gole del Velino, disegnate nei secoli dall’omonimo fiume Velino che solca il territorio del Comune di Posta.
Il paesaggio cambia radicalmente col passare delle stagioni e si passa dal verde intenso estivo al bianco delle abbondanti nevicate invernali, grazie alle quali i numerosi corsi d’acqua prendono vita dando origine a una vegetazione abbondante e variegata.
In questi boschi ricchi vivono innumerevoli specie animali tra cui qualcuna anche rara. Qui si trovano in abbondanza anche quei preziosi “frutti” che caratterizzano la cucina tipica locale: funghi e tartufi.
Il Comune di Posta offre innumerevoli possibilità per godere della natura in tanti modi diversi, dal bosco ai fiumi fino alle vette, per praticare sport o solo per semplici momenti di relax.
Altro...
Durante il medioevo l'Alta Valle del Velino era dominata dai potenti Signori di Machilone il cui feudo, facente parte del Regno di Napoli, si trovava in un punto importantissimo che dominava i passaggi obbligati verso Rieti e Roma, verso il mare, verso L'Aquila e il Ducato di Spoleto.
Centro di questo feudo era il Castello di Machilone che si ergeva nel monte antistante l'attuale abitato di Posta e di cui si hanno notizie sin dal 1150.
Il feudo di Machilone era talmente importante, ricco e indipendente da essere citato al pari di quello di Rieti e Amiterno (L'Aquila).
Nel 1294 il castello e il feudo, già indeboliti da un terribile terremoto che aveva devastato l'intera zona, vennero presi d'assedio dagli Aquilani perché la presenza di un così potente feudo in un luogo che dominava una vasta zona e che era una terra di passaggio, dava molto fastidio alla nuova città che voleva espandere la sua supremazia. Il castello e tutti i villaggi appartenenti al feudo vennero rasi al suolo. I sopravvissuti alle uccisioni e alla prigionia vivevano dispersi nel territorio.
Con un accordo tra i superstiti signori di Machilone e gli Aquilani fu stabilito che il colle dove sorgeva il castello sarebbe dovuto rimanere disabitato per sempre e così è ancora oggi.
Il Re Carlo II concesse ai sopravvissuti la facoltà di erigere un nuovo centro abitato. La fondazione risale al 1298 e la zona scelta fu attorno al già esistente Convento di San Francesco, sul colle di fronte a quello del castello, nel luogo detto "l'Apposta", ovvero la dove "si faceva la posta" ai passanti al fine di riscuotere i pedaggi e i dazi per i signori di Machilone. Da qui, secondo una delle ipotesi, l’origine del nome del nuovo abitato.
L'abitato si estese fino alla zona a valle, sulla Via Salaria, dove già era stata edificata la chiesa di S.Felice. Il predominio del territorio passò pian piano al nuovo paese e nel 1331 gli fu concesso da Re Roberto l'attributo di Posta Reale che ne ricordava la mansione e l'appartenenza al demanio regio.
Nel XIV secolo Posta fu insanguinata dalle lotte tra guelfi, con la potente famiglia dei Camponeschi che dominerà per anni nella zona, e ghibellini, della città dell'Aquila e in fine parteggiò per il Papato contro il Regno di Napoli.
Agli inizi del XVI secolo fu coinvolta nella guerra tra Luigi XII di Francia e le armate spagnole di Carlo V.
Nel 1572 il feudo fu acquistato dall'arciduchessa Margherita d'Austria, figlia naturale di Carlo V, che in seconde nozze sposò Alessandro Farnese.
Il 2 febbraio 1703 un violentissimo sisma sconvolse la valle e l'Italia intera rase completamente al suolo il paese di Posta che però, dopo lunghi difficili periodi si risollevò e venne ricostruito.
Con l'avvento dei Borboni, Posta divenne feudo della corte napoletana ed in tale "status" restò fino all'abrogazione dell'istituto feudale.
Nel 1798 gli Apositani si ribellarono eroicamente all'occupazione francese e, con l'aiuto delle genti limitrofe, obbligarono gli invasori alla ritirata.
Il 2 agosto 1806, sotto il governo murattiano, Posta divenne libero comune e sede di Pretura.
Con la Restaurazione del 1817 Posta subì nuovamente il dominio borbonico sino al 1860, data del suo ingresso nel Regno d'Italia; appartenne alla provincia dell'Aquila, per passare poi, nel 1927, alla neoistituita provincia di Rieti.
Posta Nell'Alta Valle del Velino
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scritto da Don Giulio Mosca.