Il castello di Machilone
Il castello di Machilone (o Machialone) fu eretto intorno all'anno mille per ordine di re Carlo D'Angiò come fortificazione a presidio del crocevia dove confluiscono quattro importanti valli che sfociano verso Roma, Spoleto, Ascoli e L'Aquila.
La zona era ritenuta strategicamente molto importante e il castello fu affidato ai signori di Machilone. Il feudo di Machilone divenne presto ricchissimo, potentissimo e indipendente, tanto da essere citato al pari di quello di Rieti e Amiterno (L'Aquila).
Un così potente feudo su una terra di passaggio che dominava una vasta zona dava fastidio agli Aquilani che volevano espandere la loro supremazia.
Quindi, nel 1294, il castello e tutti i villaggi appartenenti al feudo, già indeboliti da un terribile terremoto, vennero presi d'assedio dagli Aquilani e rasi al suolo. Gli Aquilani imposero che sul colle dove sorgeva il castello non venisse più eretta nessuna fortificazione ne abitato.
Questa fu la malinconica fine di un potente castello e di un grande feudo.
La leggenda vuole che dalle macerie le genti di Borbona recuperarono una croce d'oro e gli abitanti di Posta la campana oggi in uso nel campanile della chiesa di San Francesco, i fatti però la smentiscono.
Oggi del castello non rimangono che pochi muri a malapena affioranti dal terreno, gran parte della struttura è interrata. In passato ci furono scavi che portarono alla luce un crocefisso e una campana di grande valore, oggi esposti al museo civico di Rieti.
Tali rovine sono state individuate grazie all'opera di Don Giulio Mosca, parroco di Posta dal 1966 al 1969, e di un gruppo di ragazzi di Posta.
Il castello era arroccato sulla terza cima di un colle antistante l'attuale paese di Posta.
Si intuisce la forma del castello con mura, torri angoli e la strada che girava sotto le mura dalla parte della Salaria. Nel punto più alto del colle sorgeva la rocca. Il castello si allungava per una sessantina di metri sulla cresta a linea tonda e poi retta e, sul versante opposto, ci sono 130 metri di mura a forma trapezoidale. Dalla cresta, 350 metri di mura di recinsione giungevano fino a poche decine di metri avanti il secondo colle, dove è possibile intravvedere l'ingresso al villaggio.
Non è invece possibile ricostruire il tracciato sul versante dove era adagiato il villaggio.
Nel complesso, dunque, sono visibili oltre 500 metri di mura e parecchie fondamenta di edifici.
Il sito è raggiungibile percorrendo un gradevole sentiero che porta sulla cresta del colle. Una lapide apposta in occasione dei 700 anni dalla nascita di Posta ne ricorda la presenza. Ad oggi quello che è visibile non è che le poche mura sopra descritte, ma è affascinante pensare che sotto i nostri piedi giacciano i resti di un castello che fu simbolo di un feudo ricco e potente e che se gli avvenimenti storici fossero andati diversamente avrebbe potuto crescere fino a divenire un'odierna città.
Ma questa è la storia!
Cenni storici
Durante il medioevo l'Alta Valle del Velino era dominata dai potenti Signori di Machilone il cui feudo, facente parte del Regno di Napoli, si trovava in un punto importantissimo che dominava i passaggi obbligati verso Rieti e Roma, verso il mare, verso L'Aquila e il Ducato di Spoleto.
Centro di questo feudo era il Castello di Machilone che si ergeva nel monte antistante l'attuale abitato di Posta e di cui si hanno notizie sin dal 1150.
Il feudo di Machilone era talmente importante, ricco e indipendente da essere citato al pari di quello di Rieti e Amiterno (L'Aquila).
Nel 1294 il castello e il feudo, già indeboliti da un terribile terremoto che aveva devastato l'intera zona, vennero presi d'assedio dagli Aquilani perché la presenza di un così potente feudo in un luogo che dominava una vasta zona e che era una terra di passaggio, dava molto fastidio alla nuova città che voleva espandere la sua supremazia. Il castello e tutti i villaggi appartenenti al feudo vennero rasi al suolo. I sopravvissuti alle uccisioni e alla prigionia vivevano dispersi nel territorio.
Con un accordo tra i superstiti signori di Machilone e gli Aquilani fu stabilito che il colle dove sorgeva il castello sarebbe dovuto rimanere disabitato per sempre e così è ancora oggi.
Il Re Carlo II concesse ai sopravvissuti la facoltà di erigere un nuovo centro abitato. La fondazione risale al 1298 e la zona scelta fu attorno al già esistente Convento di San Francesco, sul colle di fronte a quello del castello, nel luogo detto "l'Apposta", ovvero la dove "si faceva la posta" ai passanti al fine di riscuotere i pedaggi e i dazi per i signori di Machilone. Da qui, secondo una delle ipotesi, l’origine del nome del nuovo abitato.
L'abitato si estese fino alla zona a valle, sulla Via Salaria, dove già era stata edificata la chiesa di S.Felice. Il predominio del territorio passò pian piano al nuovo paese e nel 1331 gli fu concesso da Re Roberto l'attributo di Posta Reale che ne ricordava la mansione e l'appartenenza al demanio regio.
Nel XIV secolo Posta fu insanguinata dalle lotte tra guelfi, con la potente famiglia dei Camponeschi che dominerà per anni nella zona, e ghibellini, della città dell'Aquila e in fine parteggiò per il Papato contro il Regno di Napoli.
Agli inizi del XVI secolo fu coinvolta nella guerra tra Luigi XII di Francia e le armate spagnole di Carlo V.
Nel 1572 il feudo fu acquistato dall'arciduchessa Margherita d'Austria, figlia naturale di Carlo V, che in seconde nozze sposò Alessandro Farnese.
Il 2 febbraio 1703 un violentissimo sisma sconvolse la valle e l'Italia intera rase completamente al suolo il paese di Posta che però, dopo lunghi difficili periodi si risollevò e venne ricostruito.
Con l'avvento dei Borboni, Posta divenne feudo della corte napoletana ed in tale "status" restò fino all'abrogazione dell'istituto feudale.
Nel 1798 gli Apositani si ribellarono eroicamente all'occupazione francese e, con l'aiuto delle genti limitrofe, obbligarono gli invasori alla ritirata.
Il 2 agosto 1806, sotto il governo murattiano, Posta divenne libero comune e sede di Pretura.
Con la Restaurazione del 1817 Posta subì nuovamente il dominio borbonico sino al 1860, data del suo ingresso nel Regno d'Italia; appartenne alla provincia dell'Aquila, per passare poi, nel 1927, alla neoistituita provincia di Rieti.
Posta Nell'Alta Valle del Velino
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scritto da Don Giulio Mosca.